Costruire una nuovo modo di fare politica è il nostro sforzo.
Non è facile, non lo è per chi - come noi- è cresciuto e vissuto fino ad oggi nel vecchio. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto di chi ,oggi ,ha a cuore l'ideale della sinistra.
Abbiamo bisogno di quegli uomini e donne, di quegli studenti o lavoratori, di quei giovani o adulti o anziani che per la loro storia, la loro vita, il loro presente e il loro passato pensano ad un nuovo futuro.
Ambizioso?
Sì, ma senza un ideale gratuito e appassionato all'orizzonte che senso avrebbe impegnarsi...

sd.passirano@alice.it



lunedì 24 settembre 2007

Il Piano di Governo del Territorio: riflessioni e proposte di Sinistra Democratica

PREMESSA

L’attuale strumento urbanistico è stato ritenuto superato dalla giunta di centro sinistra agli inizi della passata legislatura anno 1999/2000;

Il ritardo accumulato nella stesura del nuovo strumento urbanistico ( è stato regolamentato solo il nucleo antico) è senza dubbio elevato .


Occorrono, oggi, regole chiare e snelle che coniugando l’ordinato sviluppo del territorio con l’incremento demografico mantengano negli anni a venire la fisionomia di Passirano dotandolo di moderni servizi e strutture adeguate.

Nel mese di marzo 2005, la regione Lombardia, ha promulgato la nuova legge di governo del territorio; detta legge cambia radicalmente le modalità di gestione dello stesso, da tutti conosciute e applicate a partire dal 1976.

Il piano di governo del territorio è articolato in tre atti, dotati di propria autonomia di gestione e previsione , ma concepiti all’interno di un unico processo di pianificazione cosi nominati:
· Documento di piano (strumento per esplicitare gli obbiettivi e le azioni per un corretto sviluppo economico e per la valorizzazione delle risorse disponibili)
· Piano dei servizi (strumento per esplicitare l’armonizzazione tra gli insediamenti ed i servizi necessari)
· Piano delle regole (strumento che regola l’ edificazione in un contesto di salvaguardia della qualità urbana e territoriale)
Il piano del governo del territorio si completa con l’approvazione del piano paesaggistico, della carta geologica e del piano di zonizzazione acustica.

OBIETTIVI GENERALI

Affrontare e gestire attraverso il Piano Di Governo del territorio il futuro di Passirano offre a noi la possibilità di determinare il cambiamento e la modernizzazione che i cittadini ci hanno richiesto.

Nel contesto di salvaguardia e di contenimento del consumo del suolo, di reperimento di risorse economiche per il potenziamento dei servizi erogati alla popolazione, occorre attivare una politica di riequilibrio tra le aree residenziali, produttive e commerciali

Negli scorsi anni si è registrato un incremento abitativo maggiore di quello previsto nel programma elettorale; nel contempo è rimasta pressoché invariata l’estensione delle aree produttive

Le aree di completamento sono in larga misura costruite, ciò facilita un processo di programmazione e gestione degli interventi che consenta di raggiungere lo scopo di rientrare nei limiti di insediamento proposti nel programma elettorale del centro-sinistra.

E’ sotto gli occhi di tutti che la fisionomia del paese è cambiata, sono scomparse attività produttive e singole abitazioni e, al loro posto, sono stati costruiti alloggi di ridotte dimensioni che hanno principalmente soddisfatto il mercato esterno, accentuando le problematiche connesse alla viabilità e ai servizi.

OBIETTIVI DEL DOCUMENTO DI PIANO

L’obiettivo generale del Piano di Governo del Territorio deve riguardare la qualità dell’ambiente, degli spazi aperti, la sostenibilità delle scelte in un quadro di equilibrio tra consumi di territorio e produzione delle risorse necessarie

Le basi di partenza per raggiungere gli obiettivi sopra esposti sono contenute nel programma presentato ai cittadini in occasione degli impegni presi in questa tornata amministrativa:

-gestire il territorio in modo corretto e oculato affinché esso non sia meramente consumato, bensì salvaguardato;
-contenere l’incremento abitativo prevedendo l’insediamento di 100/120 persone all’anno;
-consentire ai cittadini residenti di poter soddisfare le necessità abitative proprie e dei loro familiari;
-garantire la possibilità di espansione alle aziende produttive artigianali o industriali;
-migliorare la viabilità complessiva del comune mediante la realizzazione di alcune bretelle di collegamento e la creazione di sensi unici;
-produrre le necessarie risorse per mantenere e potenziare i servizi esistenti con l’obiettivo di contenere la tassazione individuale;
-mantenere la fisionomia di Passirano nella condizione attuale, al fine di consegnare alle generazione future un territorio correttamente gestito e salvaguardato.
-curare la tipologia ed il modo di costruire salvaguardando la realtà esistente ed inserendo le nuove costruzione in modo armonioso nel contesto in cui sorgono.


OBIETTIVI DEL PIANO DELLE REGOLE

· Tutela e salvaguardia dei centri storici recependo la normativa approvata nel 2005 dal consiglio comunale.
· Tutela e salvaguardia di edifici monumentali, di alcune ville padronali e relative pertinenze;
· Tutela e salvaguardia delle colline, delle zone boschive, delle zone umide ed idrogeologiche;
· Tutela e salvaguardia degli edifici storici e delle cascine rurali esistenti con specificazione delle modalità di intervento.
· Tutele e salvaguardia delle zone agricole con particolare riferimento alla viticoltura
· Contenimento del consumo del suolo nei limiti necessari al raggiungimento degli obbiettivi di incremento della popolazione.
· Riduzione dei rapporti tra superficie edificata e aree messe a disposizione al fine di garantire maggiori spazi filtranti, coni di visualità aperti e aree a verde
· Contenimento dei rischi di erosione del territorio collinare e pedecollinare
· Introduzione del parametro della superficie lorda di pavimento quale misura di controllo della quantità da edificare, in sostituzione del vecchio parametro volumetrico;
· Mantenere invariata la norma attualmente in vigore che regola l’altezza degli edifici con lo scopo di impedire la realizzazione del terzo piano
· Prevedere una più puntuale disciplina per le destinazioni d’uso delle attività produttive in riferimento alle attività commerciali;

OBIETTIVI DEL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

A) Edilizia residenziale

· Il concetto guida da perseguire deve riguardare la soddisfazione dei bisogni concreti dei residenti attraverso una gestione oculata del territorio che mantenga l’incremento abitativo, nel quinquennio di durata del piano, intorno alle 500/600 persone;

· La scomparsa degli indici consente di programmare gli interventi nel nucleo edificato e conseguentemente mantenere Passirano nelle condizione attuali; inoltre renderà possibile la pianificazione edificativa con l’inserimento di nuove aree, gestite direttamente dall’amministrazione.

· Per centrare un obiettivo così importante bisogna stabilire che l’inserimento e la gestione delle nuove aree, sia funzionale agli obiettivi di miglioramento della viabilità e di razionalizzazione del territorio. Dovrà fare ciò l’amministrazione comunale che, oltre a garantire una oculata gestione, dovrà recuperare alla comunità parte delle risorse che l’inserimento di dette aree determina.
· Si fa osservare che, per affrontare in modo organico il problema della viabilità, occorre prevedere la realizzazione di alcune bretelle di collegamento (via Castello con via Roma), via Cadendone con via Marconi e via Brognolo, via Marchiani con via all’Angelo, via Matteotti con la bretella della tangenziale ).
. Si dovranno inserire nuove aree divise per comparti con l’obiettivo di soddisfare le necessità abitative di privati cittadini.
. Si dovranno offrire ai residenti alloggi a prezzi calmierati (tramite cooperative o con la gestione diretta dell’Amministrazione) e migliorare la viabilità.
· Le residue aree di completamento andranno mantenute e la tipologia della nuova abitazione dovrà essere uguale a quelle esistenti nelle vicinanze.
· Le richieste di inserimento di nuove aree di completamento devono soddisfare il reale bisogno del richiedente, in particolare per la costruzione della prima casa. La tipologia della nuova casa dovrà essere uguale a quelle esistenti nelle vicninanze.
. Si attuerà il controllo e la gestione delle zone edificate attraverso il concetto di territorio edificato. Pur consentendo la demolizione e la ricostruzione di un fabbricato, si dovrà obbligare al mantenimento dei volumi esistenti.
.Consentire la possibilità di recupero dei sottotetti per tutti gli edifici, mantenendo inalterata l’attuale altezza di piano che corrisponde a m 7,50 dal piano di campagna e alla condizione che il recupero del sottotetto mantenga l’edificio nella sagoma esistente,.
.Consentire nei lotti saturi un modesto incremento volumetrico che soddisfi eventuali necessità di ampliamento da parte del proprietario ( detto incremento non si concederà in presenza di demolizione e ricostruzione)
· Conservazione della corografia con vincoli paesaggistici.

B) Edilizia produttiva


L’ultimo intervento di lottizzazione produttiva è stato realizzato negli anni 93/98 a Camignone, l’intervento si è concretizzato e concluso in pochissimo tempo soddisfacendo principalmente alcune richieste di imprese del territorio, lasciando un certo spazio ad imprese provenienti dall’esterno.
In questi anni sono state avanzate alcune richieste di nuove aree produttive da parte degli operatori e delle imprese che operano nel territorio.

Credo sia necessario inserire nel nuovo piano di governo del territorio nuove aree produttive al fine soddisfare le esigenze di :
· ampliamento delle imprese che operano nel territorio,
· creazione di nuove imprese e l’insediamento di nuove attività produttive e commerciali,
· dotare di servizi alcune aree per riqualificare l’assetto viario delle zone industriali, con particolare riferimento a di via Adua,;

c) EDILIZIA COMMERCIALE.

Nel nostro Comune l’unico intervento di edilizia commerciale è stato realizzato a Camignone lungo la tangenziale;

A nostro avviso la nuova disciplina per le attività commerciali deve prevedere:
· nei centri e nuclei storici solo “botteghe” e attività commerciali di vicinato
· nelle aree edificate le medie strutture di vendita potranno essere fino a 300 m2
· nelle aree produttive, potrà esserci l’insediamento di attività terziario direzionali e commerciali con strutture di vendita fino a 2500 m2






Conclusioni

Gli obiettivi qui elencati sono, in sintesi, l’impalcatura di un percorso che Sinistra Democratica ritiene importante possa essere la base di un’ampia discussione, che dovrà coinvolgere la cittadinanza attraverso incontri da gestire con le frazioni.
Ciò nell’ottica un percorso di confronto e di raccolta di spunti e suggerimenti.

Tutte le proposte che, speriamo, al popolazione avanzerà saranno valutate nell’ottica dell’interesse generale di salvaguardia dell’intero territorio del Comune. Tali proposte saranno utili ed importanti al fine di realizzare una sintesi coerente e condivisa.

Sinistra Democratica apre il confronto su questo documento programmatico; esso, infatti, pur rappresentando la linea politica di Sd, non intende porsi come esaustivo.
Riteniamo, infatti, che la politica debba – oggi - incentivare confronto e discussione a partire da quei temi locali che sollecitano tutti .
Poniamo, dunque, questo nostro scritto all’attenzione della cittadinanza affinché possa essere discusso, semmai integrato o migliorato, attraverso la collaborazione di chi ne condivide lo spirito e intende, con noi, farlo crescere.

In ultimo, Sinistra Democratica propone , al fine di dare valore al rapporto con i cittadini, la creazione di una mostra degli elaborati che, a conclusione dell’elaborazione del piano, possa illustrare il lavoro fatto con i contributi e le proposte dati dai cittadini.

sabato 1 settembre 2007

Quando il palazzo ignora la realtà...

Da La Repubblica, 30 Agosto 2007, (autore Giuseppe D'avanzo)
Riportiamo una articolo che riteniamo acuto e schietto. Un invito a riflettere sull'urgenza di una politica nuova.
Per agevolare la lettura, abbiamo evidenziato le parti da noi considerate importanti ai fini del nostro percorso interpretativo.


Lavavetri, racket, pedofili, incendiari, mafiosi. Il dibattito politico sembra orientato finalmente verso la realtà, quello sgradevole accidente così poco elegante con cui bisogna fare i conti perché la gente che vota – e decide del potere – ci vive immersa fino al collo. Potrebbe essere un eccellente indizio, un segnale di rinnovamento di un Palazzo che, soffocato dalla sua autoreferenzialità, si sporge dal balcone, scende in strada e cerca di accostarsi alla "vita reale" considerata finora informe, noiosa, insignificante. Purtroppo non c’è da entusiasmarsi, se non per il tempo necessario ad ascoltare quel che vanno dicendo i Grandi Inquilini venuti giù in strada. Si può fare qualche nome a caso, e parleremo dei più seri del centro-sinistra, non dei ciarlatani che, a destra, s’improvvisano da tempo imprenditori politici della paura. Di Bertinotti, ad esempio, e soltanto perché è l’ultimo ad avere preso la parola a proposito dei lavavetri. Mi piacerebbe che si colpisse prima il racket che li organizza, dice. Ma è proprio vero che ci sia un racket? Se ci si rivolge ai procuratori di mezz’Italia, la risposta sarà un no, non c’è traccia nel loro lavoro di un racket di lavavetri. Di minorenni costretti in stato di schiavitù a mendicare, sì. Di donne costrette a prostituirsi, sì. Di lavavetri, no. La questione non cambia nella forma, certo. Se a Firenze i lavavetri sono aggressivi e minacciano e impauriscono i più deboli, perché è più facile, è doveroso proteggersene e punirli e prevenire le mosse di quella massa critica di emarginati che affligge le città con una criminalità predatoria e diffusa. Ma il fatto è che contro questo tipo di criminalità – al di là di qualche ossessivo luogo comune propagandistico – la mano è già pesante. Per oltre l’80 per cento, le nostre carceri sono affollate proprio da quella gente lì, emarginati, tossicodipendenti, migranti. La vogliamo più pesante? Bene, se servisse. Ma siamo proprio sicuri che portando quella percentuale a 85/90 per cento le città ne abbiano sollievo? Discutibile, se non si affrontano anche le ragioni del crimine. «Tough on crime, tough on the causes of crime», diceva Tony Blair già nel 1993. Quelle ragioni andrebbero dunque esplorate. Ignorarle come fanno i Grandi Inquilini cambia allora nella sostanza la questione perché alla politica spetta non solo alleviare i sintomi della patologia, ma contenerne le cause. In quanto a questo gli Inquilini del Palazzo – anche quando sembrano voler abbandonare il paradigma che associa il crimine diffuso al disagio sociale – appaiono a corto di idee anche perché, soprattutto, a corto di informazioni. Per fare un altro esempio e un altro nome. Veltroni. Sostiene che la privacy per i pedofili non debba valere, devono portare scritto in fronte o sulla carta d’identità – non si è ben capito – quel che sono. Può essere un’idea. Ma è proprio certo che la pedofilia sia così estesa da giustificare una sospensione così rilevante dei diritti paragonabile soltanto a quella inaugurata con l’11 settembre? E’ possibile, come si chiedeva Lietta Tornabuoni qualche tempo fa, che tanti italiani siano pedofili? Non si ha ragione a coltivare qualche dubbio se gli unici dati a disposizione sono originati da quelle organizzazioni che di lotta alla pedofilia vivono e prosperano? Non è legittimo temere che la loro rappresentazione della realtà sia troppo intenzionale? Si può paventare che il contrasto alla pedofilia, odiosa e spaventevole come il terrorismo, sia il nuovo prodotto lanciato sul mercato della paura, il nuovo grimaldello per violare a uso delle polizie privacy, comunicazioni, propensioni, curiosità, reti sociali? Gli esempi potrebbero continuare. Ancora uno. Di nuovo Veltroni, e in attesa che Bindi e Letta dicano la loro. E’ ragionevole andare in Calabria per spiegare che la confisca dei beni debba essere lo strumento per sconfiggere la ‘ndrangheta senza dire perché e per responsabilità di chi quello strumento, già a disposizione, è stato mozzo fino a oggi? O, per dirne un’altra, tacere che i capitali delle mafie non sono a Locri, ma a Milano, in Germania, in Svizzera? Si può non dare ragione del perché soltanto il 12 per cento dei detenuti è in carcere per fatti di sangue o di mafia? Più di trent’anni fa, Pier Paolo Pasolini si chiedeva perché «la cronaca» fosse relegata in un «ghetto mentale», chiusa in un «reparto stagno». Analizzata, sfruttata, manipolata, ma «non collegata con la storia seria, non resa cioè significativa». Perché rapine, rapimenti, criminalità minorili, furti, omicidi gratuiti, protestava, sono in concreto «esclusi dalla logica e comunque mai concatenati»? Perché, chiedeva (era il 1975), «questa diacronia tra la cronaca e l’universo mentale di chi si occupa di problemi politici e sociali?». Sono domande che hanno ancora un’ostinatissima attualità. Pasolini si rispondeva che a quella «massa di criminaloidi» (italiani) «non si può parlare in nome di niente» e che le poche élites colte sono «soffocate, da una parte, dal conformismo e, dall’altra, dalla disperazione». E’ una ragione che dopo trent’anni ancora tiene.
Al lavavetri di Firenze, al di là di una minaccia, non si sa che cosa dire né il lavavetri ha voglia di sentirsi dire qualcosa. Quel che appare peggiorato da quel tempo è che le élites colte non avvertono con disperazione la loro impotenza. L’alleviano e la nascondono con un ordinario conformismo che ha come unica direzione l’inseguimento delle paure (reali o virtuali, non importa), dei desideri, delle ambizioni, degli egoismi e furbizie di italiani confusi e contraddittori: vogliono prostitute, ma non vederle sotto casa; vogliono cocaina, ma non lo spacciatore nella strada accanto; vogliono lavoro a basso costo e in nero, ma non clandestini. Il solo orizzonte in cui si muovono oggi gli Inquilini, usciti dal Palazzo incontro alla «cronaca», è quella fantasmagoria di «coriandoli» che oggi è l’antropologia italiana. I riformisti non fanno eccezione. Credono di poter così aumentare il loro consenso. E’ un’illusione. Berlusconi, come sostiene Giuseppe De Rita, assomiglia troppo a quel che sono diventati gli italiani per potere essere sconfitto su quel terreno. Davvero è così difficile capirlo? Davvero è troppo chiedere che un onesto riformismo, liberato dagli ideologismi, non accompagni e sfreghi e strusci la realtà, ma comprendendone le verità nascoste, abbia l’ambizione di modificarla?