Costruire una nuovo modo di fare politica è il nostro sforzo.
Non è facile, non lo è per chi - come noi- è cresciuto e vissuto fino ad oggi nel vecchio. Per questo abbiamo bisogno dell'aiuto di chi ,oggi ,ha a cuore l'ideale della sinistra.
Abbiamo bisogno di quegli uomini e donne, di quegli studenti o lavoratori, di quei giovani o adulti o anziani che per la loro storia, la loro vita, il loro presente e il loro passato pensano ad un nuovo futuro.
Ambizioso?
Sì, ma senza un ideale gratuito e appassionato all'orizzonte che senso avrebbe impegnarsi...

sd.passirano@alice.it



giovedì 6 dicembre 2007

Sinistra Democratica si presenta al Consiglio Comunale

Sinistra Democratica, in occasione del Consiglio Comunale del 27 Novemvre, ha ritenuto opportuno presentarsi ai colleghi consiglieri.
Conferire nei fatti al Consiglio Comunale e , dunque, ai colleghi consiglieri un ruolo politico che hanno e che li rende rapresentanti dei cittadini non è nulla di disdicevole, anzi. La scelta di Sinistra Democratica ha voluto dare, con questa comunicazione, dignità politica ad un organismo che, spesso, dibatte questioni amministrative che sembrano avulse dalla politica.
Dispiace che per taluni questi intenti, non siano stati chiari.
Sinistra Democratica ha inteso, comunque, chiarire che la nascita del movimento politico non farà venir meno gli impegni presi, con tutto il centro-sinistra, nella stesura del programma per cui, nel 2004, fummo eletti.

Gentile Sindaco,
colleghi consiglieri,

chiediamo la parola, pur fuori dal ordine del giorno del consiglio comunale che si è chiuso, per poter fare una comunicazione di natura politica che ci preme particolarmente.

Poiché riteniamo importante dare valore a questo luogo non solo come momento di decisione amministrativa, ma anche come incontro di sensibilità politiche diverse rappresentanti la vivacità sociale e culturale del paese, ci pare doveroso dare riscontro ai colleghi e al Sindaco della situazione politica che oggi si va delineando all’interno del centro-sinistra a partire dal livello nazionale.

La nascita del Partito Democratico ha visto l’inizio di un percorso nuovo che , seppur veda come protagoniste le medesime persone, delinea una situazione in cui altri soggetti politici si formano e lavorano.
A Passirano, come di certo tutti sanno, una parte dei Democratici di Sinistra ha fatto la scelta di non aderire all’importante progetto del Partito Democratico per confluire nella costituzione di ciò che oggi è ancora un movimento e non un partito, ossia Sinistra Democratica.
Sinistra Democratica ha avuto l’occasione di presentarsi ufficialmente giovedì 22 Novembre alla cittadinanza e, questa sera, intende dare spiegazione della sua esistenza al consiglio comunale.

La nascita di questo movimento rappresenta una decisione politica e culturale di perseguire intenti che fanno riferimento alla sensibilità e alla passione politica dei suoi membri; a Passirano , Sinistra Democratica vede una presenza di suoi rappresentanti nel consiglio comunale e in giunta.
Possiamo comprendere che tale situazione possa far sorgere legittimi dubbi e domande nei colleghi consiglieri, soprattutto d’opposizione. Ci preme , pertanto, chiarire - in modo lucido e trasparente- che la situazione storica che stiamo vivendo, le strade che ci stiamo costruendo, l’esperienza politica nuova che stiamo facendo crescere, pur caratterizzandosi per l’autonomia d’iniziativa, non inficia in nessun modo gli impegni presi con tutto il centro-sinistra quando nel 2004 costruimmo, insieme, il nostro programma.
Pertanto, Sinistra Democratica continuerà a lavorare nel centro-sinistra, insieme ai colleghi, per il buon esito del nostri mandato nel rispetto degli impegni presi con gli elettori.

giovedì 8 novembre 2007

Incontro pubblico per riflettere, capire, pensare...oltre ogni slogan...

L’ eredità della storia ,
la coscienza del presente,
le prospettive per il futuro:

costruire la Sinistra,
insieme.

Walter Baroni
( facoltà di Scienze della Formazione, Università Bicocca)
Arturo Squassina
(consigliere regionale, Sinistra Democratica)

GIOVEDI 22 NOVEMBRE ,
20.45 presso la Sala Civica di Passirano (Via Garibaldi)

domenica 21 ottobre 2007

A Passirano: Sinistra Democratica...

Cosa faremo dopo la primarie del Partito Democratico?
Chi saremo e dove andremo?
Quando abbiamo deciso di votare, al congresso, per il no – secco ed assoluto- al progetto del Partito Democratico avevamo, ancora, la segreta, recondita speranza che, forse, qualcosa sarebbe cambiato.
E’ stata una vana speranza: oggi affrontiamo la costituzione del Partito Democratico, la fine dei Democratici di Sinistra, la fine di una storia che ha parlato di Pci, di Pds, di Ds.
Quella storia finisce in nome di un progetto nuovo che, si dice, parlerà alla gente tutta, al di là delle categorie politiche che, da secoli, permeano la politica.
Nasce il partito Democratico, ma non nasce da solo.
Un progetto diverso si prospetta per chi, ancora, non crede che il tempo sia maturo per la fusione di partiti che portano ancora, sulle spalle, eredità troppo diverse per essere assimilate.
Un progetto diverso si prospetta per chi crede che la Sinistra non possa chiudersi con la rapidità di decisioni verticistiche che decretano l’obsolescenza di categorie politiche e di partiti che hanno culture e radici profonde e solide.
Per chi crede nella Sinistra, oggi, si apre la strada per costruire Sinistra Democratica: non uno tra i tanti partitini, non l’ennesima divisione della Sinistra ma l’impegno, lo sforzo ( si badi bene: l’impegno, non la certezza calata dall’alto) per creare unità , l’unità della Sinistra.
Anche a Passirano, come in numerose realtà, Sinistra Democratica ha iniziato a vivere ed a operare con la forza e la tenacia di chi non ha ceduto alle sirene lusingatrici, al suadente canto del progetto veltroniano.
Non possiamo ancora dire se e come il progetto di Sinistra Democratica di realizzerà: si lavora giorno per giorno, costruendo un percorso ambizioso, difficile ma l’unico possibile. L’unico possibile per chi non crede che la politica si faccia solo per “arrivare al governo”, di chi crede nel profondo valore culturale della politica che sta alle radici della società, che interpreta i bisogni e le aspirazioni della gente affinché essi non vadano perduti.
L’urlo dell’antipolitica, l’urlo della rivendicazioni del V-day è l’urlo di chi oggi ha smesso di riconoscersi nella politica della lottizzazione del potere. <<>>. Come dare torto a tutto questo? Come rinnovare ciò che lentamente muore, tenuto in vita dalla smania di potere di pochi? Come ritornare al legame solido e vero con la gente?
Urge una risposta.
Sinistra Democratica - forza nuova , impegno dal basso, movimento che ancora sta cercando e lavorando per definirsi- potrà e dovrà dare quella risposta. Questi suoi primi mesi di vita, già segnano - si noti bene – un cambiamento: Sinistra Democratica, oggi, non ha un leader forte, non ha un leader mediatico, non ha una guida sicura che dica – dall’alto- cosa fare.
Per qualcuno questo rappresenta la sua debolezza, ma in realtà ciò è la sua inestimabile forza, la forza di persone che lavorano non per un capo o un apparato di potere, ma per la sola voglia di far vivere ciò in cui credono : la Sinistra. Quale esempio migliore di apertura? Quale dimostrazione più grande di partecipazione? Con Sinistra Democratica non si muove la potenza di un partito, ma un’associazione di persone che, magari con passo lento, si rivolge alla società interrogandosi e costruendo risposte vere, lontane dall’autoreferenzialità delle “beghe” di partito, lontane dalle finzioni partecipative, lontane dalla demagogia di chi invoca la partecipazione delle primarie e, al contempo, la relega ad un voto su liste bloccate.
<>>. Ancora, seppur dopo più di vent’anni, il pensiero di Enrico Berlinguer è pregnante, profondo, tagliente: raccogliamo l’eredità di queste parole facendo di esse il sale della nostra azione. Leggiamo e rileggiamo la nostra storia non per chiuderci anacronisticamente in essa, ma per trovare in essa stimoli e strumenti per continuare il nostro impegno, calandola nell’oggi : essa ha ancora molto da dire, ha ancora molti giovani da affascinare e molti vecchi da ammaestrare.

Maria Buizza
Sinistra Democratica di Passirano
www.sinistrademocraticapassirano.blogspot.com

lunedì 24 settembre 2007

Il Piano di Governo del Territorio: riflessioni e proposte di Sinistra Democratica

PREMESSA

L’attuale strumento urbanistico è stato ritenuto superato dalla giunta di centro sinistra agli inizi della passata legislatura anno 1999/2000;

Il ritardo accumulato nella stesura del nuovo strumento urbanistico ( è stato regolamentato solo il nucleo antico) è senza dubbio elevato .


Occorrono, oggi, regole chiare e snelle che coniugando l’ordinato sviluppo del territorio con l’incremento demografico mantengano negli anni a venire la fisionomia di Passirano dotandolo di moderni servizi e strutture adeguate.

Nel mese di marzo 2005, la regione Lombardia, ha promulgato la nuova legge di governo del territorio; detta legge cambia radicalmente le modalità di gestione dello stesso, da tutti conosciute e applicate a partire dal 1976.

Il piano di governo del territorio è articolato in tre atti, dotati di propria autonomia di gestione e previsione , ma concepiti all’interno di un unico processo di pianificazione cosi nominati:
· Documento di piano (strumento per esplicitare gli obbiettivi e le azioni per un corretto sviluppo economico e per la valorizzazione delle risorse disponibili)
· Piano dei servizi (strumento per esplicitare l’armonizzazione tra gli insediamenti ed i servizi necessari)
· Piano delle regole (strumento che regola l’ edificazione in un contesto di salvaguardia della qualità urbana e territoriale)
Il piano del governo del territorio si completa con l’approvazione del piano paesaggistico, della carta geologica e del piano di zonizzazione acustica.

OBIETTIVI GENERALI

Affrontare e gestire attraverso il Piano Di Governo del territorio il futuro di Passirano offre a noi la possibilità di determinare il cambiamento e la modernizzazione che i cittadini ci hanno richiesto.

Nel contesto di salvaguardia e di contenimento del consumo del suolo, di reperimento di risorse economiche per il potenziamento dei servizi erogati alla popolazione, occorre attivare una politica di riequilibrio tra le aree residenziali, produttive e commerciali

Negli scorsi anni si è registrato un incremento abitativo maggiore di quello previsto nel programma elettorale; nel contempo è rimasta pressoché invariata l’estensione delle aree produttive

Le aree di completamento sono in larga misura costruite, ciò facilita un processo di programmazione e gestione degli interventi che consenta di raggiungere lo scopo di rientrare nei limiti di insediamento proposti nel programma elettorale del centro-sinistra.

E’ sotto gli occhi di tutti che la fisionomia del paese è cambiata, sono scomparse attività produttive e singole abitazioni e, al loro posto, sono stati costruiti alloggi di ridotte dimensioni che hanno principalmente soddisfatto il mercato esterno, accentuando le problematiche connesse alla viabilità e ai servizi.

OBIETTIVI DEL DOCUMENTO DI PIANO

L’obiettivo generale del Piano di Governo del Territorio deve riguardare la qualità dell’ambiente, degli spazi aperti, la sostenibilità delle scelte in un quadro di equilibrio tra consumi di territorio e produzione delle risorse necessarie

Le basi di partenza per raggiungere gli obiettivi sopra esposti sono contenute nel programma presentato ai cittadini in occasione degli impegni presi in questa tornata amministrativa:

-gestire il territorio in modo corretto e oculato affinché esso non sia meramente consumato, bensì salvaguardato;
-contenere l’incremento abitativo prevedendo l’insediamento di 100/120 persone all’anno;
-consentire ai cittadini residenti di poter soddisfare le necessità abitative proprie e dei loro familiari;
-garantire la possibilità di espansione alle aziende produttive artigianali o industriali;
-migliorare la viabilità complessiva del comune mediante la realizzazione di alcune bretelle di collegamento e la creazione di sensi unici;
-produrre le necessarie risorse per mantenere e potenziare i servizi esistenti con l’obiettivo di contenere la tassazione individuale;
-mantenere la fisionomia di Passirano nella condizione attuale, al fine di consegnare alle generazione future un territorio correttamente gestito e salvaguardato.
-curare la tipologia ed il modo di costruire salvaguardando la realtà esistente ed inserendo le nuove costruzione in modo armonioso nel contesto in cui sorgono.


OBIETTIVI DEL PIANO DELLE REGOLE

· Tutela e salvaguardia dei centri storici recependo la normativa approvata nel 2005 dal consiglio comunale.
· Tutela e salvaguardia di edifici monumentali, di alcune ville padronali e relative pertinenze;
· Tutela e salvaguardia delle colline, delle zone boschive, delle zone umide ed idrogeologiche;
· Tutela e salvaguardia degli edifici storici e delle cascine rurali esistenti con specificazione delle modalità di intervento.
· Tutele e salvaguardia delle zone agricole con particolare riferimento alla viticoltura
· Contenimento del consumo del suolo nei limiti necessari al raggiungimento degli obbiettivi di incremento della popolazione.
· Riduzione dei rapporti tra superficie edificata e aree messe a disposizione al fine di garantire maggiori spazi filtranti, coni di visualità aperti e aree a verde
· Contenimento dei rischi di erosione del territorio collinare e pedecollinare
· Introduzione del parametro della superficie lorda di pavimento quale misura di controllo della quantità da edificare, in sostituzione del vecchio parametro volumetrico;
· Mantenere invariata la norma attualmente in vigore che regola l’altezza degli edifici con lo scopo di impedire la realizzazione del terzo piano
· Prevedere una più puntuale disciplina per le destinazioni d’uso delle attività produttive in riferimento alle attività commerciali;

OBIETTIVI DEL NUOVO PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

A) Edilizia residenziale

· Il concetto guida da perseguire deve riguardare la soddisfazione dei bisogni concreti dei residenti attraverso una gestione oculata del territorio che mantenga l’incremento abitativo, nel quinquennio di durata del piano, intorno alle 500/600 persone;

· La scomparsa degli indici consente di programmare gli interventi nel nucleo edificato e conseguentemente mantenere Passirano nelle condizione attuali; inoltre renderà possibile la pianificazione edificativa con l’inserimento di nuove aree, gestite direttamente dall’amministrazione.

· Per centrare un obiettivo così importante bisogna stabilire che l’inserimento e la gestione delle nuove aree, sia funzionale agli obiettivi di miglioramento della viabilità e di razionalizzazione del territorio. Dovrà fare ciò l’amministrazione comunale che, oltre a garantire una oculata gestione, dovrà recuperare alla comunità parte delle risorse che l’inserimento di dette aree determina.
· Si fa osservare che, per affrontare in modo organico il problema della viabilità, occorre prevedere la realizzazione di alcune bretelle di collegamento (via Castello con via Roma), via Cadendone con via Marconi e via Brognolo, via Marchiani con via all’Angelo, via Matteotti con la bretella della tangenziale ).
. Si dovranno inserire nuove aree divise per comparti con l’obiettivo di soddisfare le necessità abitative di privati cittadini.
. Si dovranno offrire ai residenti alloggi a prezzi calmierati (tramite cooperative o con la gestione diretta dell’Amministrazione) e migliorare la viabilità.
· Le residue aree di completamento andranno mantenute e la tipologia della nuova abitazione dovrà essere uguale a quelle esistenti nelle vicinanze.
· Le richieste di inserimento di nuove aree di completamento devono soddisfare il reale bisogno del richiedente, in particolare per la costruzione della prima casa. La tipologia della nuova casa dovrà essere uguale a quelle esistenti nelle vicninanze.
. Si attuerà il controllo e la gestione delle zone edificate attraverso il concetto di territorio edificato. Pur consentendo la demolizione e la ricostruzione di un fabbricato, si dovrà obbligare al mantenimento dei volumi esistenti.
.Consentire la possibilità di recupero dei sottotetti per tutti gli edifici, mantenendo inalterata l’attuale altezza di piano che corrisponde a m 7,50 dal piano di campagna e alla condizione che il recupero del sottotetto mantenga l’edificio nella sagoma esistente,.
.Consentire nei lotti saturi un modesto incremento volumetrico che soddisfi eventuali necessità di ampliamento da parte del proprietario ( detto incremento non si concederà in presenza di demolizione e ricostruzione)
· Conservazione della corografia con vincoli paesaggistici.

B) Edilizia produttiva


L’ultimo intervento di lottizzazione produttiva è stato realizzato negli anni 93/98 a Camignone, l’intervento si è concretizzato e concluso in pochissimo tempo soddisfacendo principalmente alcune richieste di imprese del territorio, lasciando un certo spazio ad imprese provenienti dall’esterno.
In questi anni sono state avanzate alcune richieste di nuove aree produttive da parte degli operatori e delle imprese che operano nel territorio.

Credo sia necessario inserire nel nuovo piano di governo del territorio nuove aree produttive al fine soddisfare le esigenze di :
· ampliamento delle imprese che operano nel territorio,
· creazione di nuove imprese e l’insediamento di nuove attività produttive e commerciali,
· dotare di servizi alcune aree per riqualificare l’assetto viario delle zone industriali, con particolare riferimento a di via Adua,;

c) EDILIZIA COMMERCIALE.

Nel nostro Comune l’unico intervento di edilizia commerciale è stato realizzato a Camignone lungo la tangenziale;

A nostro avviso la nuova disciplina per le attività commerciali deve prevedere:
· nei centri e nuclei storici solo “botteghe” e attività commerciali di vicinato
· nelle aree edificate le medie strutture di vendita potranno essere fino a 300 m2
· nelle aree produttive, potrà esserci l’insediamento di attività terziario direzionali e commerciali con strutture di vendita fino a 2500 m2






Conclusioni

Gli obiettivi qui elencati sono, in sintesi, l’impalcatura di un percorso che Sinistra Democratica ritiene importante possa essere la base di un’ampia discussione, che dovrà coinvolgere la cittadinanza attraverso incontri da gestire con le frazioni.
Ciò nell’ottica un percorso di confronto e di raccolta di spunti e suggerimenti.

Tutte le proposte che, speriamo, al popolazione avanzerà saranno valutate nell’ottica dell’interesse generale di salvaguardia dell’intero territorio del Comune. Tali proposte saranno utili ed importanti al fine di realizzare una sintesi coerente e condivisa.

Sinistra Democratica apre il confronto su questo documento programmatico; esso, infatti, pur rappresentando la linea politica di Sd, non intende porsi come esaustivo.
Riteniamo, infatti, che la politica debba – oggi - incentivare confronto e discussione a partire da quei temi locali che sollecitano tutti .
Poniamo, dunque, questo nostro scritto all’attenzione della cittadinanza affinché possa essere discusso, semmai integrato o migliorato, attraverso la collaborazione di chi ne condivide lo spirito e intende, con noi, farlo crescere.

In ultimo, Sinistra Democratica propone , al fine di dare valore al rapporto con i cittadini, la creazione di una mostra degli elaborati che, a conclusione dell’elaborazione del piano, possa illustrare il lavoro fatto con i contributi e le proposte dati dai cittadini.

sabato 1 settembre 2007

Quando il palazzo ignora la realtà...

Da La Repubblica, 30 Agosto 2007, (autore Giuseppe D'avanzo)
Riportiamo una articolo che riteniamo acuto e schietto. Un invito a riflettere sull'urgenza di una politica nuova.
Per agevolare la lettura, abbiamo evidenziato le parti da noi considerate importanti ai fini del nostro percorso interpretativo.


Lavavetri, racket, pedofili, incendiari, mafiosi. Il dibattito politico sembra orientato finalmente verso la realtà, quello sgradevole accidente così poco elegante con cui bisogna fare i conti perché la gente che vota – e decide del potere – ci vive immersa fino al collo. Potrebbe essere un eccellente indizio, un segnale di rinnovamento di un Palazzo che, soffocato dalla sua autoreferenzialità, si sporge dal balcone, scende in strada e cerca di accostarsi alla "vita reale" considerata finora informe, noiosa, insignificante. Purtroppo non c’è da entusiasmarsi, se non per il tempo necessario ad ascoltare quel che vanno dicendo i Grandi Inquilini venuti giù in strada. Si può fare qualche nome a caso, e parleremo dei più seri del centro-sinistra, non dei ciarlatani che, a destra, s’improvvisano da tempo imprenditori politici della paura. Di Bertinotti, ad esempio, e soltanto perché è l’ultimo ad avere preso la parola a proposito dei lavavetri. Mi piacerebbe che si colpisse prima il racket che li organizza, dice. Ma è proprio vero che ci sia un racket? Se ci si rivolge ai procuratori di mezz’Italia, la risposta sarà un no, non c’è traccia nel loro lavoro di un racket di lavavetri. Di minorenni costretti in stato di schiavitù a mendicare, sì. Di donne costrette a prostituirsi, sì. Di lavavetri, no. La questione non cambia nella forma, certo. Se a Firenze i lavavetri sono aggressivi e minacciano e impauriscono i più deboli, perché è più facile, è doveroso proteggersene e punirli e prevenire le mosse di quella massa critica di emarginati che affligge le città con una criminalità predatoria e diffusa. Ma il fatto è che contro questo tipo di criminalità – al di là di qualche ossessivo luogo comune propagandistico – la mano è già pesante. Per oltre l’80 per cento, le nostre carceri sono affollate proprio da quella gente lì, emarginati, tossicodipendenti, migranti. La vogliamo più pesante? Bene, se servisse. Ma siamo proprio sicuri che portando quella percentuale a 85/90 per cento le città ne abbiano sollievo? Discutibile, se non si affrontano anche le ragioni del crimine. «Tough on crime, tough on the causes of crime», diceva Tony Blair già nel 1993. Quelle ragioni andrebbero dunque esplorate. Ignorarle come fanno i Grandi Inquilini cambia allora nella sostanza la questione perché alla politica spetta non solo alleviare i sintomi della patologia, ma contenerne le cause. In quanto a questo gli Inquilini del Palazzo – anche quando sembrano voler abbandonare il paradigma che associa il crimine diffuso al disagio sociale – appaiono a corto di idee anche perché, soprattutto, a corto di informazioni. Per fare un altro esempio e un altro nome. Veltroni. Sostiene che la privacy per i pedofili non debba valere, devono portare scritto in fronte o sulla carta d’identità – non si è ben capito – quel che sono. Può essere un’idea. Ma è proprio certo che la pedofilia sia così estesa da giustificare una sospensione così rilevante dei diritti paragonabile soltanto a quella inaugurata con l’11 settembre? E’ possibile, come si chiedeva Lietta Tornabuoni qualche tempo fa, che tanti italiani siano pedofili? Non si ha ragione a coltivare qualche dubbio se gli unici dati a disposizione sono originati da quelle organizzazioni che di lotta alla pedofilia vivono e prosperano? Non è legittimo temere che la loro rappresentazione della realtà sia troppo intenzionale? Si può paventare che il contrasto alla pedofilia, odiosa e spaventevole come il terrorismo, sia il nuovo prodotto lanciato sul mercato della paura, il nuovo grimaldello per violare a uso delle polizie privacy, comunicazioni, propensioni, curiosità, reti sociali? Gli esempi potrebbero continuare. Ancora uno. Di nuovo Veltroni, e in attesa che Bindi e Letta dicano la loro. E’ ragionevole andare in Calabria per spiegare che la confisca dei beni debba essere lo strumento per sconfiggere la ‘ndrangheta senza dire perché e per responsabilità di chi quello strumento, già a disposizione, è stato mozzo fino a oggi? O, per dirne un’altra, tacere che i capitali delle mafie non sono a Locri, ma a Milano, in Germania, in Svizzera? Si può non dare ragione del perché soltanto il 12 per cento dei detenuti è in carcere per fatti di sangue o di mafia? Più di trent’anni fa, Pier Paolo Pasolini si chiedeva perché «la cronaca» fosse relegata in un «ghetto mentale», chiusa in un «reparto stagno». Analizzata, sfruttata, manipolata, ma «non collegata con la storia seria, non resa cioè significativa». Perché rapine, rapimenti, criminalità minorili, furti, omicidi gratuiti, protestava, sono in concreto «esclusi dalla logica e comunque mai concatenati»? Perché, chiedeva (era il 1975), «questa diacronia tra la cronaca e l’universo mentale di chi si occupa di problemi politici e sociali?». Sono domande che hanno ancora un’ostinatissima attualità. Pasolini si rispondeva che a quella «massa di criminaloidi» (italiani) «non si può parlare in nome di niente» e che le poche élites colte sono «soffocate, da una parte, dal conformismo e, dall’altra, dalla disperazione». E’ una ragione che dopo trent’anni ancora tiene.
Al lavavetri di Firenze, al di là di una minaccia, non si sa che cosa dire né il lavavetri ha voglia di sentirsi dire qualcosa. Quel che appare peggiorato da quel tempo è che le élites colte non avvertono con disperazione la loro impotenza. L’alleviano e la nascondono con un ordinario conformismo che ha come unica direzione l’inseguimento delle paure (reali o virtuali, non importa), dei desideri, delle ambizioni, degli egoismi e furbizie di italiani confusi e contraddittori: vogliono prostitute, ma non vederle sotto casa; vogliono cocaina, ma non lo spacciatore nella strada accanto; vogliono lavoro a basso costo e in nero, ma non clandestini. Il solo orizzonte in cui si muovono oggi gli Inquilini, usciti dal Palazzo incontro alla «cronaca», è quella fantasmagoria di «coriandoli» che oggi è l’antropologia italiana. I riformisti non fanno eccezione. Credono di poter così aumentare il loro consenso. E’ un’illusione. Berlusconi, come sostiene Giuseppe De Rita, assomiglia troppo a quel che sono diventati gli italiani per potere essere sconfitto su quel terreno. Davvero è così difficile capirlo? Davvero è troppo chiedere che un onesto riformismo, liberato dagli ideologismi, non accompagni e sfreghi e strusci la realtà, ma comprendendone le verità nascoste, abbia l’ambizione di modificarla?

lunedì 27 agosto 2007

Siti e Blog: la voglia di esprimersi è effervescente...

Il sito della Lista Civica Comunità Solidale, il blog del Comitato di Montarotondo poi il nostro (Sinistra Democratica), infine quello di Alleanza Nazionale di Passirano: potremmo iniziare a dar ragione a Gianni Vattimo che vede nell'uso di internet la possibilità di una democrazia davvero compiuta e di una società, seppur (diciamo noi) con tutti i limiti , trasperente.
A parte le speculazioni filosofiche di Vattimo, di fronte a questo proliferare di siti la nostra valutazione diventa politica nel senso più proprio del termine: la voglia di dire, di riflettere, di pensare e di partecipare è molta, è effervescente, è esuberante. Ciò è davvero il compimento di una democrazia vera e nobile.
Oltre il pessimismo cosmico di chi vorrebbe il popolo come massa inerme, di chi contesta l'apatia sociale e l'individualismo esaperato di cittadini indifferenti alla polis, oltre le valutazioni interessate di una politica becera che vede giovani passivi ed adulti egoisti: a Passirano si realizza il momento del dibattito politico e culturale che sarà certamente foriero del nuovo.
La nostra è una riflessione politica, non accecata dalla tessera di partito o di corrente o di movimento. Una riflessione che, oggi, si riduce a poche parole ma che meriterebbe di essere approfondita: politica è fare il Bene della città <<>> (Aristotele)
Noi - Sinistra Democratica- ci stiamo costruendo, ma in questo progetto c'è un imperativo che vorremmo fosse l'imperativo della politica: stiamo lontani dalle facili tentazioni della politica degli slogan, tentazioni di cui è vittima sia la destra che la sinistra. Oggi , qui, a Passirano abbiamo l'occasione di aprire un dibattito aperto, chiaro, trasparente; testiamo con mano la voglia di molti di partecipare: non appiattiamoci sulle frasi fatte, sui luoghi comuni, sulle parole e le etichette tanto mediatizzate quanto inflazionate. Abbiamo l'onore, oggi , di essere nell'agone politico, ma anche l'onere di far sì che questo patrimonio di persone e di idee perduri e fiorisca anche domani ...
Sinistra Democratica scenderà in campo laddove il dibattito sarà di sostanza, di merito, di contenuto. Sinistra Democratica non rimarrà solo un "volantino estivo".
Concludiamo con la saggezza del nobile antico Pericle:<< non pensiamo che il dibattito arrechi danno all'azione; il pericolo risiede piuttosto nel non chiarirsi le idee discutendone, prima di affriontare le azioni che si impongono>>.

venerdì 24 agosto 2007

Politica, antipolitica, potere: un trinomio da indagare...

Sinistra Democratica riflette sulla "crisi della politica"attraverso la parole di Zapatero.
In attesa di meglio esprimere la nostra posizione, traiamo da questi estratti dell'intervista al premier spagnolo i principi della nostra azione e riflessione.
-------
<<...penso che le persone che meglio sanno esercitare il potere sono quelle che non lo amano, non lo rincorrono con ansia, non sentono nei suoi riguardi un attaccamanto insano, ma quelle che lo vogliono usare per cambiare le cose.
Chi ama molto il potere non è capace di correre rischi e non realizza il cambiamento.
Non esiste un potere trasformatore se non è accompagnato da un certo grado di coraggio, di valentia,. E ciò si verfica quando si ha un certo atteggimaento di distacco dal potere>>
...
<< Le chiediamo: la necessità del dialogo e della partecipazione vale anche per i partiti della sinistra nella loro relazione con la società?
(...) La democrazia non è un'istituzione alla quale uno arriva con posizioni prestabilite e immutabili. Le proprie posizioni iniziali possono essere modificate, e nei fatti tutti lo facciamo frequentemente quando le confrontiamo con quelle di altri. Il dialogo ci fa cambiare le nostre posizioni di partenza. (...)
La politica si occupa di decisioni per le quali non c'è una sola risposta o una risposta definitiva. La politica riguarda le decisioni del tipo: quale modello di sviluppo economico scegliamo? che tipo di politica urbanistica? che tipo di istruzione o di sisitema sanitario? E queste decisioni migliorano quando dialoghiamo, quando ascoltiamo l'opinione degli altri.
...
In che forma il suo governo sta attuando le riforme in coerenza a queste idee?
La prima cosa che abbiamo fatto una volta giunto al governo è stata quella di praticare un nuovo modo do fare politica. (...)
Non si tratta di un merito spaciale: fare poltica in modo nuovo richiede soltanto una sincera disposizione democratica ed una certa naturalezza. Basta ascoltare i cittadini e gli avversari politici, essendo disposti a rettificare gli errori che inevitabilmente si commettono nell'azione politica quotidiana. Si tratta, inoltre, di esercitare il potere con trasparenza, permanentemente aperti a dare spiegazioni di quel che facciamo. E ciò perchè in democrazia i padroni sono i cittadini e i rappresentanti politici si devono rivolgere continuamente a loro>>
Da Zapatero, Il socialismo dei cittadini, Feltrinelli, Milano, 2006

domenica 19 agosto 2007

Crisi della rappresentanza. Dall'intellettuale... al politico

Quando ci si impegna in un percorso nuovo, quando si lascia la casa in cui si è sempre stati poichè essa è andata distrutta da chi pansava fosse meglio costruirne un'altra, quando ci si trova a scrivere e pensare idee programmatiche migliori, quando si crede di poter costruire un movimento nuovo ... allora bosogna mettersi al tavolo: parlarsi, confrontarsi e ricominciare a studiare ciò che è alle origini, ciò che - seppur vecchio-è rimasto incompiuto.

Leggiamo Gramsci e troviamo ciò di cui ancora oggi -a distanza di oltre settant'anni - parliamo
: crisi della rappresentanza, dall'intellettuale al politico.

<<L'errore dell'intellettuale consiste nel credere che si possa sapere senza comprendere e specialmente senza sentire ed essere appassionato (...), cioè nel credere che l'intellettuale possa essere tale se distinto e staccato dal popolo-nazione, cioè senza sentire le passioni elementari del popolo, comprendendole e quindi spiegandole e giustificandole nella determinata stuazione storica(...); non si fa politica-storia senza questa passione . In assenza di tale nesso i rapporti dell'intelletuale con il popolo-nazione sono o si riducono a rapporti di ordine puramente burocratico, formale; gli intelletuali diventano una casta (...). Se il rapporto tra intelletuali e popolazione , tra dirigenti e diretti, tra govrnanti e governati, è dato da un'adesione organica in cui il sentimento-passione diventa comprensione e quindi sapere, solo allora il rapporto è di rappresentanza e avviene lo scambio di elementi individuali tra governati e governanti...>>

martedì 14 agosto 2007

Il socialismo non ha più parole da spendere?Non ha più verità da dire?Non ha più bugie da smascherare?


Di fronte a una svolta storica come quella che si sta profilando nella rapidità dei tempi che ci sono stati imposti, non possiamo esimerci dal fare, prima che valutazioni tecnicamente politiche, analisi dell’attualità storica e culturale che – si dice – sembra aver reso indispensabile l’eliminazione dell’identità socialista del partito.
L’attualità italiana ci parla di un centro sinistra che si credeva certo di vincere le elezioni politiche del 2006 dopo la tragedia del governo Berlusconi e che , invece, ha dovuto amaramente constatare una sconfitta culturale. Governiamo il paese per poche manciate di voti dopo aver fatto cinque anni di dura opposizione alle roccaforti del centro destra.. Governiamo ma non abbiamo vinto.
Ha vinto, invece, il modello culturale di matrice berlusconiana di cui anche noi, ahimè, siamo vittime. Il modello del monopolio delle masse attraverso una politica che ha lasciato da parte i discorsi intensi, le analisi sofisticate, per concentrarsi su pochi slogan, la politica delle masse che molto spesso dimentica del ruolo di guida che ha rispetto alle esigenze del popolo. Da dove nasce il progetto del partito democratico se non da qui? Porre un nuovo soggetto politico, che abbia nome appetibile e valori di riferimento che se sono proponibili sulla carta diventano improponibili nella realtà, laddove si dovrebbe assistere alla fusione di due con storie ed identità così diverse da non poter permetter, oggi, sintesi unitarie se non passando attraverso la difficile via del compromesso costante e continuo che non garantirà mai alcuna stabilità , bensì, la lottizzazione di posizioni di potere, di poltrone tra le varie correnti che la faranno da padrone. Il compromesso è il sale della politica, direte voi, è vero: ma lo è quando ciascuna delle parti in gioco ha una sua identità, una casa di riferimento a cui tornare, non quando quella casa è stata tolta e se ne è creata, a forza, una unica, che non ha storia e non ha identità.
Il partito democratico oggi si configura più come uno slogan: un slogan curato nella forma ma trasandato nei contenuti.
Ora chiediamoci: è questo che la società vuole, un partito che nasce per prendere consensi? Un partito che nasce per intercettare il voto degli incerti e che, per far questo, si gioca la cultura e la storia delle due grandi entità che lo compongono, Ds e Margherita.?
Cari compagni, la politica si fa per vincere? Si fa esclusivamente per prendere potere?
Questo è l’insegnamento imperante del berlusconismo odierno, di cui noi – ripeto - siamo vittime ma anche co-artefici
Un berlusconismo che , dobbiamo dircelo, ha vinto perché ha fatto credere al piccolo-borghese, in fondo a noi tutti, che quel che conta è diventare importante, è poter misurare il proprio successo sulla potenza della cilindrata della macchina. Si è creato un modello di uomo, di lavoratore , di società modellato sui desideri e sui consumi. Ecco perché oggi nella fabbriche non ci votano, ecco perché non siamo più interpreti dei bisogni: perché oggi il bisogno preponderante diventa, paradossalmente, comprare la macchina potente e magari ipotecarsi la casa.
Nella società dello spettacolo come quella che si è creata, e che noi abbiamo lasciato creare, ci si sta giocando la libertà: il lavoratore , il cittadino preferiscono il dominio delle apparenze, si compiacciono di questo; credono che il mercato, il consumo darà loro potere e libertà ma non si rendono conto, presi nel vortice dell’apparire, che i veri dominatori sono altri. Non si rendono conto che il gioco è rischioso: nascondere la propria minorità economica e sociale attraverso l’apparenza, vergognarsi della propria minorità economica e dissimularla, non dirla e dunque non lottare per riscattarla.
In questo contesto, il compito del socialismo non è finito, non è neppure iniziato.
Il nostro sguardo deve farsi acuto, deve farsi interprete lungimirante dell’ attualità che viviamo. Il nostro sguardo deve vedere che se è finito il modello fordista del lavoro, se oggi – nelle fabbriche - non c’è più il conflitto del passato, questo non può significare che ci sia stato un miglioramento nella presa di coscienza del lavoratore. Le macchine ,oggi ,non sono più qualcosa di esterno, oggi l’uomo non è aggiogato dal padrone, il mercato non violenta più il lavoratore e così annienta il conflitto.
Il nuovo modello di lavoro , post fordista, penetra invece nella vita stesa dell’uomo, diventa la sua seconda pelle e fa ciò che è il vero, ultimo obiettivo; l’obiettivo che il mercato, che il capitalismo non è mai davvero riuscito a realizzare nella fabbrica fordista: la penetrazione sottocutanea del mercato nel lavoratore, lavoratore e consumatore si sovrappongono. Allora il lavoratore non è più separato dalla merce ma la merce è la sua seconda pelle. Le merci parlano, diventato gadget, moda, spettacolo: diventano la realtà finta a cui il lavoratore piccolo borghese crede. Oggi questo lavoratore , questo cittadino non chiede una società diversa, chiede solo che gli sia lasciata l’illusione: l’illusione di essere libero.
In quest’ ottica, io mi chiedo ancora: il socialismo non ha più parole da spendere?
Non ha più verità da dire?
Non ha più bugie da smascherare?
Se ci guardiamo davvero intorno non possiamo che vedere la necessità, l’esigenza e l’urgenza di ri-cominciare a parlare. E dico ri-cominciare perché, di fatto,abbiamo smesso da molto tempo di parlare sentendo davvero nostra storia e la nostra identità, abbiamo da tempo smesso di interpretare la realtà secondo le categorie che ci sono proprie.
Oggi non possiamo rinunciare al socialismo, non è ancora tempo di lasciare i nostri valori e le nostre lotte annacquandoli nell’indistinto di un partito unitario privo di identità.
La società ha bisogno della nostra azione.
Forse ha bisogno di una nuova forma di partito, ha necessità di un entità politica di forme flessibili, aperta a tutte quelle realtà intermedie che formano le coscienze e le persone,. Forse, anzi, sicuramente la forma necessita di essere cambiata e svecchiata.
Ma non confondiamo forma e contenuto come fa comodo a qualcuno.
Se dobbiamo parlare alla gente dovremo trovare modi nuovi, ma i nostri contenuti rimangono il sale dell’azione.
Concludo riflettendo su qualcosa che mi ha colpito molto nel dibattito che da mesi affrontiamo: il richiamo costante alla figura e al pensiero di un leader importante del nostro partito quale Enrico Berlinguer. Io non ho conosciuto la sua forza e il suo carisma, forza e carisma di cui vedo traccia nelle parole dei compagni che di lui parlano e raccontano.
Non voglio entrare nel gratuito dibattito sul “cosa avrebbe fatto Berlinguer oggi”, io non lo so e probabilmente non lo sanno nemmeno coloro che lo citano spesso a suffragio delle loro tesi. Però c’è una frase che mi ha molto colpito, un passo di una lunga intervista del luglio 81, parole che vi confesso mi hanno particolarmente coinvolto e che voglio qui riportare
<< Noi vogliamo che i partiti cessino di occupare lo Stato. I partiti debbono, come dice la nostra Costituzione, concorrere alla formazione della volontà politica della nazione; e ciò possono farlo non occupando pezzi sempre più larghi di Stato, sempre più numerosi centri di potere in ogni campo, ma interpretando le grandi correnti di opinione, organizzando le aspirazioni del popolo, controllando democraticamente l'operato delle istituzioni. Ecco la prima ragione della nostra diversità>>
Compagni sciogliere oggi il nostro essere socialisti per la speranza di poter aver più larghi spazi potere non è ciò per cui siamo nati, non è il ruolo che abbiamo, non è ciò che la società ci chiede.


lunedì 13 agosto 2007

Marzo 2007: congresso di sezione dei Ds ... inizia un percorso nuovo

Cari compagni, care compagne,

possiamo dire di essere ad una svolta nella vita politica dei Democratici di Sinistra, ci avviciniamo alla possibile fine di questo partito per far posto al partito Democratico che sembra essere moderno nei contenuti e nelle forma aggregative. Ci dicono che il paese ha bisogno di una forza nuova, e ci propongono la fusione di due partiti in uno.
Più che forza nuova, direi che siamo davanti al grottesco tentativo di giocarsi l’ultima carta di fronte ad un Italia che, diciamocela chiara, non ha mai veramente tradito o negato la cultura politica del centro destra. Pensavamo di stravincere le elezioni del 2006 , dopo lo scempio del governo Berlusconi, e invece siamo rimasti sul filo del rasoio.
Certo: siamo al governo, ma il vero vincitore culturale e politico rimane colui che ha saputo governare l’Italia facendo credere agli italiani che avrebbe dato loro ricchezza.
Di fronte a ciò, il centro sinistra (Ds e Margherità)risponde non consolidando e rafforzando l’identità politica dei partiti che lo compongono, non rafforzando l’azione di governo , fragile e lunatica come abbiamo potuto riscontrare in queste settimane,; no, si perde tempo ed energie a portare avanti un progetto politico che non mette d’accordo nemmeno i vertici dei partiti.

Ci hanno imposto il dibattito su questo fantomatico partito democratico, quel partito in cui Ds e Margherita scioglieranno la loro identità per poter così sperare di poter vincere le future competizioni elettorali.
Personalmente ritengo che l’identità storica, culturale, sociale di partiti come questi sia la pietra fondante del centro sinistra, credo sia un insulto pensare di poter tenere il socialismo come ricordo, come fossile perché ormai, si dice, i tempi sono cambiati. Ma, al di là dei miei pensieri, mi chiedo: davvero oggi la società vuole questo, un grande partito che sta con un piede al centro e uno a sinistra (moderata naturalmente)? Davvero chi avrà 20 anni nel 2010 (come dice fassino nella sua mozione) vuole e vorrà questo? Un partito enorme , fatto di identità talmente diverse da essere a volte in opposizione, un partito che ripete in maniera ipnotica di essere moderno e riformista, di essere vicino a tutti, di essere aperto , ma un partito che, alla fine, non ha storia perché è nato nel 2007 non per grandi idealità , ma solo per paura, la paura di perdere le elezioni, di perdere potere ma, alla fine, possiamo dire la paura di Berlusconi.
No, cari compagni, non credo che né oggi né in questo fantomatico 2010 il Partito Democratico sarà una soluzione, sarà la risposta ad una società che più che parole e frasi generiche chiede scelte, decisione motivate, giustificate alla luce di grandi idealità di cui oggi, troppo stesso, si ha vergogna di parlare. Guardiamoci attorno, guardiamo questi giovani, questi ragazzi: quanti fanno parte del nostro partito? Pochi, nessuno. Ma tanti partecipano alle marce della pace, alle campagne ambientaliste, alle grandi manifestazioni in difesa dei lavoratori o della scuola. Non entrano nel partito ma fanno politica perseguendo valori che hanno un nome: ambiente, solidarietà , pace, giustizia. Hanno bisogno di certezze, di identità, hanno bisogno di riconoscersi in un qualcosa di determinato e stabile, non in un partito che sarà fatto di correnti che si litigheranno i posti di potere.
Se il nostro partito ha perso l’aggancio con la generazione dei giovani non è perché è socialista ma perché , soprattutto negli ultimi anni, non ha più saputo né voluto portare avanti in modo convincente la sua stessa identità. Ed allora, la soluzione non è scioglierla in un nuovo partito, ma riguadagnarla unendo le forze socialiste in Italia ed unendosi a quelle europee.
Il socialismo oggi non può che far bene all’Italia, non può che far bene ad una società frammentata come la nostra, questo nuovo socialismo che dobbiamo riprenderci parlerà di giustizia, di laicità, di sobrietà.
Questo socialismo parlerà di uno sviluppo da correggere perché possa essere sviluppo di tutti e non di pochi;
parlerà di un liberismo economico che non regge più, che affama e distrugge popoli
parlerà di lavoro, della stabilità del lavoro per garantire a tutti la stabilità della vita;
parlerà di pace rivedendo una politica internazionale troppo spesso schiava degli Stati Uniti;
parlerà di ambiente dando ad esso priorità di fronte al mero sviluppo economico;
e parlerà di libertà permettendo a tutti di parlare ma garantendo di essere sempre “di nessuna chiesa” , come dice Giulio Giorello
.

Cari compagni, direte che è utopia : io vi dico che ci credo e vi dico che se ciò non sarà almeno io potrò dire di non aver sciolto la mia identità socialista per paura di perdere il potere. Piuttosto io chiedo a coloro che oggi voteranno per il partito democratico: siete sicuri che la scommessa che fate porterà i risultati che tanto declama il segretario Fassino? Siete sicuri che lasciare il socialismo come ricordo porterà consensi?

Ognuno di noi oggi si prende il suo piccolo pezzo di responsabilità e di libertà. Un libertà che il voto segreto valorizza e rende concreta così come voluto da Mussi.

Oggi non votiamo per l’Ulivo, coalizione di grande valore che permette a storie politiche diverse di lavorare insieme; oggi votiamo per decidere se quelle storie ,diverse e importanti, devono andare avanti pur vicine o devono sciogliersi e fondersi in un qualcosa che, forse, non si conosce ancora.

IO scelgo di continuare a credere nel socialismo, plaudo convintamene alla mozione di Fabio Mussi per i toni appassionati, per la chiarezza delle idee, per l’incisività dei contenuti moderni e coraggiosi che condivido senza remore.
Al contrario, sento di dover manifestare la mia delusione per le parole generiche, timorose, a volte talmente retoriche da poter valere per tutti (destra e sinistra) della mozione di Piero Fassino.
Cari compagni, misuriamo il nostro voto sui contenuti veri di queste mozioni, non sulla promessa dei fantomatici consenso elettorali che il Pd avrà nel futuro.
Il contenuti oggi lì leggiamo e conosciamo, il futuro no.

domenica 12 agosto 2007

Il programma di Sinistra Democratica: le idee, i valori, l'impegno

Manifesto Programmatico
“Per il socialismo del futuro” è una tavola di valori, uno sguardo critico aperto sul mondo contemporaneo. È proposto da compagne e compagni che vengono da diverse esperienze politiche e da diverse collocazioni nei precedenti congressi dei Ds. Nasce dalla consapevolezza delle difficoltà culturali e politiche che attraversano la sinistra italiana e la sua principale forza politica. La proposta del gruppo dirigente dei Ds di dare vita a una nuova formazione politica che porterebbe al superamento del partito dei democratici di sinistra ci vede nettamente contrari. Noi vogliamo difendere, sviluppare e rinnovare profondamente i Ds come grande forza di ispirazione socialista pienamente inserita per Partito del Socialismo Europeo. Questo documento non è ancora la mozione congressuale. Vuole essere un contributo che proponiamo alla discussione dei nostri iscritti e tra i tanti che guardano con attenzione e interesse alla nostra iniziativa politica. È un punto di partenza che dovrà essere arricchito col contributo di tante e di tanti in un percorso partecipato che organizzeremo nelle prossime settimane per giungere a una stesura definitiva e largamente condivisa. ***** PER IL SOCIALISMO DEL FUTURO I VALORI • Il mondo domanda un nuovo socialismo. Mai come ora si era esteso il mercato globale, mai come ora aveva dominato la merce. Mai l'umanità aveva visto crescere come ora il lavoro salariato e il lavoro intellettuale. Mai le reti di comunicazione erano state così sviluppate, consentendo a tutti di sapere di tutti, scoprendo così in piena luce l'ingiustizia, la disuguaglianza, la povertà, la violenza. Mai come ora i popoli hanno intrecciato tanto strettamente i loro destini. Mai prima d'ora l'economia aveva fatto tanto gravare sull'umanità la minaccia di una catastrofe ambientale. Lavoro, pace, libertà, laicità, sostenibilità sono i valori del nuovo socialismo. Estendere le libertà individuali e i diritti di cittadinanza; affermare e diffondere la democrazia; mettere in valore la libertà e la differenza femminile; distribuire i benefici universali della conoscenza e della tecnica; ridistribuire secondo principi di equità la ricchezza e assicurare a tutte le donne e gli uomini del pianeta la libertà dal bisogno; sostituire la cooperazione internazionale alle politiche di forza; proteggere l'integrità della terra per le generazioni presenti e quelle future; contrastare le neoideologie tribali, razziste, etnocentriche, fondamentaliste sono i tratti del suo programma. • Nel corso dell'800 e del 900 la crescita dei capitalismi nazionali, pur attraversando drammatici conflitti, è stata accompagnata dallo sviluppo della democrazia e dello stato sociale. Il pensiero della libertà, il movimento socialista ispirato ai principi della democrazia, i movimenti anticolonialisti ne sono stati i principali attori. Ora è necessario un processo analogo su scala globale. Con lo sviluppo di istituzioni economiche che regolino il mercato, portino lo sviluppo là dove spontaneamente non arriva (a partire dall'Africa), contribuiscano a edificare una economia per tutti gli uomini, protagonisti e non sfruttati. Con l'edificazione di istituzioni politiche sovranazionali che prefigurino un governo democratico e solidale del mondo. Per questo l'Europa politica è una buona carta nelle mani dell'umanità. Lo spazio politico primario in cui si muove la sinistra italiana. • Costruire la pace è il primo imperativo della politica mondiale. La guerra non è una soluzione, come dimostrano chiaramente gli eventi mediorientali. Per questo deve essere rilanciato il processo del disarmo. Il mondo è in pieno boom di spese militari, salite a oltre 1000 miliardi di dollari l'anno, la metà dei quali nel bilancio degli Usa. È ripresa la spinta verso la costruzione di nuove armi atomiche, chimiche, batteriologice. Una quota crescente del surplus mondiale finisce in armamenti. L'uso della forza militare per fermare i conflitti, evitare il genocidio, mantenere la pace è legittimo solo quando è nell'ambito delle Nazioni Unite e della condivisione nella comunità internazionale. Questa legittimità deve essere accompagnata dalla capacità di prevenire i conflitti intervenendo sulle cause. La civiltà umana è una. Le culture diverse possono trasmettersi reciprocamente principi universalistici, come quelli della libertà delle donne e della democrazia, solo fuori dalle logiche di dominio e dallo spirito di guerra. La non violenza è un valore cui tendere. • Deve essere pattuito nel mondo un nuovo inventario dei beni comuni dell'umanità, non disponibili per interessi privatistici o speculativi, e messi al riparo dall'egoismo e dall'avidità: • beni comuni naturali: acqua dolce, mari e oceani, foreste, spazio; • accesso di tutti ai medicinali e alle cure sanitarie; • equa distribuzione del sapere, dell'informazione e della tecnologia. Gli “Obiettivi di sviluppo del Millennio” indicati dalle Nazioni Unite, non possono essere accantonati. • Nel nuovo secolo l'umanità deve affrontare la sfida più alta: quella, a popolazione ed economia crescenti, del progressivo esaurimento dei combustibili fossili e del riscaldamento del pianeta. Una tale sfida comporta radicali cambiamenti nella economia e nella società, ed un inedito salto tecnologico verso sistemi di risparmio energetico e verso nuove fonti rinnovabili e non inquinanti. Il tempo stringe e l'impresa richiede una organizzazione su larga scala dell'istruzione, della scienza, del modo di produrre, ed un gigantesco piano di investimenti. L'ecologia diventa parte essenziale di un socialismo moderno e dello stesso governo razionale del mondo. 6) Scienza e conoscenza sono gli strumenti più formidabili che ha a disposizione l'umanità. Per il piacere della scoperta senza la quale non ci sarebbe storia umana, e per i benefici che porta con sé. In tutto il mondo c'è una esplosione degli investimenti in formazione e ricerca. È vero che quando la scienza produce tecnologia che sale verso le alte energie e scende nei meccanismi della vita, si pone la questione dei limiti e delle regole. Ma la libertà della scienza, conquistata faticosamente agli albori della modernità, è un valore irrinunciabile. 7) Il pluralismo delle scelte etiche – individuali e comunitarie – è il cuore della libertà. Il principio della laicità dello stato, perciò, non è negoziabile: esso è la condizione primaria del pluralismo delle scelte, comprese quelle religiose. Sugli stili di vita dei cittadini e sull'autonomia di scelta delle persone non possono gravare obblighi di stato. Sessualità, procreazione, relazioni familiari si confrontano liberamente in una società ospitale per tutti. • Le forze socialiste rappresentano il lavoro su scala globale. Il diritto al lavoro costituisce la base stessa dei diritti umani. L'obiettivo storico di una occupazione buona, piena e stabile per tutti non è tramontato. In Occidente i caratteri del lavoro sono profondamente cambiati. Siamo di fronte ad una moltitudine di lavori, più flessibili. Ma l'esistenza di un esercito industriale di riserva (lavoro nero, lavoro precario, lavoro degli immigrati sotto pagati), il crescente divario di potere tra l'impresa e il lavoratore, il crescente divario di reddito tra management e lavoro dipendente, non dipendono dalla tecnica. Essenziale è garantire una forte rappresentanza sindacale e una forte rappresentanza politica dei lavoratori di ogni livello. Il corporativismo soffoca le energie della società. Le forze socialiste affermano l'universalità dello stato sociale, nella sanità, nell'istruzione, nella previdenza, nella assistenza. L'evidente necessità di un “nuovo welfare”, più rivolto alla persona, più efficiente e fiscalmente sostenibile, non comporta lo “stato minimo”. E se l'azione diretta dello stato può essere in molti casi sussidiata dal settore privato, dal volontariato e da no-profit, i compiti fondamentali restano non delegabili. Nell'economia sociale di mercato l'impresa, che ha un ruolo essenziale, deve formarsi alla cultura della sua responsabilità sociale. • Democrazia senza forti partiti politici, portatori di valori, idee, memoria, coscienza, non si dà. Non si dà una stabile funzione nazionale di partiti politici che non siano portatori di una etica. L'etica pubblica è il principale valore immateriale su cui si reggono le nazioni. Dell'etica pubblica gli elementi fondamentali sono il rifiuto di ogni commistione tra affari e politica e il comportamento rigoroso nell'uso del pubblico denaro. Un partito moderno deve fondarsi su una pratica politica di tipo nuovo, caratterizzata dal ruolo attivo degli iscritti, dalla partecipazione democratica, da regole certe e trasparenti, da un pluralismo riconosciuto come ricchezza e non come disvalore. Se i partiti divorziano dall'etica diventano macchine elettorali di potere, che finiscono per rappresentare lo stesso ceto politico che selezionano nelle istituzioni locali e nazionali. Bisogna spezzare questo circolo vizioso, ripristinando il primato dei rappresentati, riducendo i costi della politica, valorizzando il volontariato e l'impegno generoso e gratuito, la bellezza della partecipazione democratica e dell'impegno civile e sociale. IN ITALIA, UNA GRANDE E UNITARIA FORZA, DI SINISTRA E DI ISPIRAZIONE SOCIALISTA • L'Italia si governa con una alleanza democratica larga. L'Ulivo ha fatto crescere questa idea, l'Unione l'ha realizzata. È stata battuta finalmente la destra populistico-plebiscitaria costituitasi attorno a Berlusconi. Ora il successo del Governo di Centrosinistra, presieduto da Romano Prodi, è fondamentale, per evitare una regressione della vita nazionale che può spingersi anche ad una crisi di regime democratico, e per aprire la prospettiva di un profondo rinnovamento della vita civile, democratica e sociale del Paese. A questo impegno ci sentiamo assolutamente vincolati. 11) L'Italia, per oggi e per domani, ha bisogno di una forte, autonoma sinistra di ispirazione socialista, parte del socialismo europeo, aperta ai movimenti e alle culture critiche che si sono formate fuori dal campo socialista tradizionale. È questa la condizione per rispondere positivamente alle nuove contraddizioni e ai problemi del nostro tempo e del nostro Paese. L'ipotesi di una “sinistra di centro”, che pure ha attraversato alcune forze del socialismo europeo, appare sempre più inadeguata ed è in discussione negli stessi paesi che l'avevano sostenuta. La proposta del partito democratico si presenta non solo come sviluppo di quella ipotesi ma va oltre. Un partito che, già nel nome e nel simbolo, perde i riferimenti alla sinistra e al socialismo. Un partito che non ha corrispondenza in Europa. 12) Ci rivolgiamo a tutta la sinistra italiana , che rappresenta tanta parte della politica, della società, della cultura del nostro Paese. A tutta la sinistra, che condivide oggi responsabilità di governo. Molte delle divisioni del passato non hanno più ragione d'essere. Occorre radicare in Italia, e offrire alle nuove generazioni una grande forza di sinistra, capace di affrontare la sfida del governo, collegata ad altre grandi forze del socialismo democratico dell'Europa e del mondo. Si può aprire un processo nuovo.

Nasce l'Associazione Sinistra Democratica

L'associazione Sinistra Democratica è il nuovo progetto politico nato dalle idee di chi non condivide la strada intrapresa per la costituzione del Partito Democratico.Sinistra Democratica muove i primi passi per determinare un'unità a Sinistra, nell'ottica di un nuovo socialismo: lontano dalle logiche di lottizzazione dei poteri, per una politica di passione e non di professione.